“Italo Calvino. Le città invisibili.” di Raffaele De Rosa
Olio su tela (cm 79 x 140, 1994)
Un gioco infinito di incastri che non può e non deve concludersi, un mosaico di trame geometriche che dà forma a labirinti che continuamente si ripetono dando vita ad un universo visionario di luoghi e personaggi che caratterizza tutta l’opera di Raffaele De Rosa.
L’opera rientra nella trilogia lucchese dell’artista, intitolata “Ho interpretato Calvino ed Eco per raccontarvi una favola mia”.
Ne Le città invisibili Calvino dice: “La città è l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Riesce facile a molti accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Le città sono anche sogni. Tutto l’immaginabile può essere sognato, ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure un suo rovescio o una paura. Le città sono costruite da desideri e paure anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli e ogni cosa ne nasconde un’altra. È giusto interrogarci su cos’è, su cosa dovrebbe essere la città per noi. E se la megalopoli non significhi proprio la fine della città o del suo contrario”.
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