Dipinto di Salvatore Fiume

Olio (cm 76 x 63, 1975)

A metà degli anni Settanta la celebre rivista “La Domenica del Corriere” annuncia una iniziativa che avrebbe anticipato un importante filone dei decenni successivi, all’insegna dell’abbinamento tra vino e arte.
Nel fascicolo 50 del 9 dicembre 1976 la redazione presenta sei “Vini d’Autore”, segnalando di aver selezionato sei tra i migliori vini d’Italia e di averne “affidato l’interpretazione a grandi pittori: così sono nate le splendide etichette che potete ammirare in questo servizio…”.
Una delle sei opere è dedicata al Taurasi di casa Mastroberardino, e viene così descritta: “Questa libera donna vendemmiatrice di Salvatore Fiume che troneggia disinvolta su un somaro sembra una dea barbara, ha qualcosa di mitologico, com’è appunto il vino che rappresenta, il Taurasi di Atripalda, vino ellenico che risale ai tempi della Magna Grecia e che ha conservato una piccolissima area di produzione nell’entroterra avellinese. Sono poche viti vecchie e quasi archeologiche sopravvissute all’abbandono delle campagne.”
Salvatore Fiume (1915-1997), di origine siciliana, ricorda il Taurasi “come un sogno d’infanzia, un vino sacro che si stappava in famiglia solo nelle grandi occasioni”.
Quel dipinto, dopo l’edizione del Taurasi della vendemmia 1972, fu utilizzato come simbolo di alcune edizioni speciali in tiratura limitata e in grandi formati, come le riserve del Taurasi in 3 litri della vendemmia 1973 e della leggendaria 1977.

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